Strategie e fattori di rischio per la prevenzione del cancro: prevenzione primaria e secondaria e organizzazione degli screening oncologici

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Partiamo col considerare quei meccanismi che possiamo mettere in atto direttamente noi per la prevenzione. I fattori di rischio modificabili per prevenire il cancro includono principalmente abitudini legate agli stili di vita e comportamenti che possono essere cambiati o evitati. Il fumo di tabacco è il principale fattore di rischio, essendo associato a circa un tumore su tre e coinvolto in almeno 17 tipi diversi di cancro. Anche il fumo passivo contribuisce all'insorgenza di alcune neoplasie. Un'altra importante causa è l'inquinamento ambientale, in particolare quello atmosferico, che include radiazioni ionizzanti e l'esposizione ai raggi ultravioletti. La scorretta alimentazione, caratterizzata da un consumo eccessivo di grassi e zuccheri e da un insufficiente apporto di frutta e verdura, aumenta il rischio di cancro, così come l'eccessivo consumo di alcol e la sedentarietà. Un peso corporeo sano e l'attività fisica regolare possono ridurre il rischio di sviluppare il cancro fino al 30%. Infezioni croniche causate da virus come l'HPV (papillomavirus umano) e l'epatite B e C possono portare allo sviluppo di tumori. In sintesi, per ridurre il rischio di cancro è fondamentale evitare il fumo, adottare una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura, limitare il consumo di alcol, mantenere un peso corporeo sano, fare regolare attività fisica e minimizzare l'esposizione a fattori ambientali nocivi.

La prevenzione primaria del cancro si concentra sulla riduzione dell'incidenza della malattia attraverso l'eliminazione o la riduzione dei fattori di rischio noti e la promozione di comportamenti e ambienti salutari. Una delle strategie chiave è la promozione di stili di vita salutari, che include campagne anti-fumo, programmi di educazione alimentare per incoraggiare una dieta ricca di frutta, verdura e cereali integrali, e la promozione dell'attività fisica regolare. È importante ridurre il consumo dannoso e rischioso di alcol, considerando che il consumo moderato è definito come un massimo di due unità alcoliche al giorno per gli uomini e una per le donne e gli anziani. Anche la gestione del peso corporeo è cruciale, poiché l'obesità è un fattore di rischio per numerosi tipi di cancro. La prevenzione delle infezioni croniche mediante vaccinazioni, come quella contro l'HPV e l'epatite B, è un'altra componente essenziale della prevenzione primaria. Inoltre, è fondamentale ridurre l'esposizione a agenti cancerogeni ambientali e occupazionali, attraverso normative rigorose e controlli ambientali per limitare l'inquinamento atmosferico e l'esposizione a sostanze chimiche pericolose. Le politiche di salute pubblica devono quindi essere integrate e multisettoriali, coinvolgendo non solo il settore sanitario ma anche l'istruzione, l'ambiente e il lavoro, per promuovere la salute in tutte le politiche. La comunicazione e l'educazione sanitaria sono strumenti strategici per aumentare la consapevolezza sui rischi del cancro e per incoraggiare comportamenti preventivi tra la popolazione.

La prevenzione secondaria del cancro si focalizza sulla diagnosi precoce della malattia, che permette trattamenti più efficaci e aumenta le probabilità di guarigione. Le principali strategie di prevenzione secondaria comprendono programmi di screening organizzati per identificare precocemente tumori o lesioni precancerose in individui asintomatici. In Italia, gli screening oncologici per il tumore della mammella, della cervice uterina e del colon-retto sono offerti come Livelli essenziali di assistenza (LEA) e sono basati su criteri di medicina basata sull'evidenza, che assicurano l'efficacia e il rapporto costo-efficacia dei programmi. Gli screening per il tumore della mammella utilizzano la mammografia per rilevare precocemente eventuali anomalie, solitamente rivolti alle donne di età compresa tra 50 e 69 anni, con inviti regolari ogni due anni. Per il tumore della cervice uterina, il Pap test o il test HPV sono utilizzati per individuare lesioni precancerose o il virus HPV, responsabile della maggior parte dei tumori cervicali, generalmente rivolti alle donne dai 25 ai 64 anni, con cadenza triennale per il Pap test e quinquennale per il test HPV. Lo screening per il tumore del colon-retto si avvale della ricerca del sangue occulto nelle feci e, se necessario, della colonscopia, destinato alle persone di età compresa tra 50 e 74 anni, ogni due anni.

L'organizzazione degli screening oncologici prevede l'invio di inviti regolari alla popolazione target, l'esecuzione dei test di screening, il follow-up dei casi positivi e la gestione integrata delle persone diagnosticate, attraverso percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali (PDTA) multidisciplinari. Durante la pandemia da COVID-19, questi programmi hanno subito ritardi e interruzioni, evidenziando la necessità di migliorare la resilienza dei sistemi di screening e garantire la continuità dei servizi. È inoltre fondamentale superare le disuguaglianze nell'accesso agli screening, promuovendo l'equità e l'omogeneità dei servizi su tutto il territorio nazionale. La promozione di interventi di prevenzione primaria in concomitanza con gli screening, come le campagne per stili di vita sani, può potenziare l'efficacia complessiva della prevenzione del cancro.

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