Sicurezza Militari Italiani in Libano: Preoccupazioni e Nuove Strategie nella Missione UNIFIL
Il contesto della missione UNIFIL in Libano è caratterizzato da tensioni crescenti tra Israele e Hezbollah, con l'Italia che manda un contingente significativo per sostenere la missione. Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha sollevato preoccupazioni riguardo alla sicurezza dei militari italiani in Libano, sottolineando la necessità di modificare le regole d'ingaggio per proteggerli efficacemente. Queste preoccupazioni sono state esasperate dalle recenti operazioni militari in zona, con l'arrivo di un nuovo contingente italiano, composto da oltre 500 soldati della Brigata Sassari, per presidiare il confine tra Israele e Libano.
La missione UNIFIL, originariamente progettata per mantenere le due parti lontane e prevenire conflitti, sembra ora essere meno efficace nel raggiungere questi obiettivi. La presenza internazionale, inclusi i caschi blu italiani, non ha impedito ai libanesi di creare postazioni più vicine al territorio israeliano, né ha fermato i bombardamenti israeliani su arsenali e avamposti filoiraniani nel sud del Libano. Hezbollah, d'altra parte, ha continuato a rafforzare la sua presenza in quelle aree, rendendo difficile per UNIFIL agire come forza di interposizione efficace.
Nonostante le promesse di tutte le parti coinvolte che i caschi blu non saranno bersaglio in caso di conflitto aperto, la situazione rimane precaria. La Difesa italiana ha preparato dettagliati piani per l'evacuazione in caso di escalation senza controllo, ma la possibilità di doverli attivare rappresenta un rischio esistenziale per la missione stessa. Crosetto ha insistito sulla necessità di rivedere le regole di ingaggio e di ridefinire una strategia per la missione, evidenziando l'importanza del contributo italiano e la necessità di proteggere i militari italiani in un ambiente sempre più teso.