Qualche riflessione...  L'intelligenza artificiale deve davvero imitarci? Un invito a ripensare la nostra idea di intelligenza

Immagine puramente indicativa

Quando si parla di intelligenza artificiale, siamo spesso tentati di confrontarla con l'intelligenza umana, quasi fossimo in una competizione per vedere chi è più bravo. Se l'IA non riesce a fare qualcosa che un bambino di cinque anni farebbe con facilità, ci affrettiamo a giudicarla come limitata o inferiore. Ma ci siamo mai chiesti: perché l'intelligenza artificiale dovrebbe necessariamente comportarsi come noi? E se fosse qualcos'altro, qualcosa che non ha bisogno di essere umano per essere valido?

Facciamo un piccolo esperimento mentale. Immaginate che un alieno atterri sulla Terra. Da lontano, dietro uno schermo trasparente che non ci permette di avvicinarci troppo, notiamo una stranezza: ha un solo braccio. A questo punto, qualcuno potrebbe dire: "Beh, questo alieno è sicuramente inferiore a noi, almeno fisicamente. Come farà ad afferrare oggetti, ad arrampicarsi o a fare una buona stretta di mano?" Eppure, questa conclusione potrebbe essere affrettata. Che succede se scopriamo che questo alieno ha un'abilità speciale: spostare oggetti con il pensiero? A quel punto, avere un solo braccio non sembra più un limite, anzi, ci fa sembrare un po' antiquati con i nostri due arti.

Allo stesso modo, valutare l'intelligenza artificiale solo in base a come imita o meno l'intelligenza umana può essere fuorviante. Potrebbe non essere capace di riconoscere un volto in una foto come farebbe un bambino, ma può analizzare miliardi di dati in pochi istanti, trovare pattern complessi in tempo reale e fare previsioni che lascerebbero a bocca aperta anche il miglior statistico. Invece di considerare questa capacità come "diversa", siamo inclini a vederla come una carenza rispetto alle nostre aspettative antropocentriche.

Il problema sta proprio qui: nel nostro modo di pensare tendiamo a dare per scontato che l’intelligenza, per essere valida, debba avere una somiglianza con la nostra. Come se fossimo il metro di paragone universale. Eppure, la storia del nostro alieno ci insegna che ciò che appare diverso, o addirittura inferiore, potrebbe essere semplicemente un'altra forma di eccellenza.

Forse, invece di insistere nel cercare un riflesso di noi stessi nell'intelligenza artificiale, dovremmo accettare che possa esistere un'intelligenza diversa, con punti di forza che noi non possediamo e che potrebbe sorprenderci positivamente. Dopo tutto, il fatto che l’IA non sia brava a piegare i calzini o a raccontare barzellette non significa che non possa eccellere in modi che nemmeno immaginiamo.

Allora, proviamo a vedere l'intelligenza artificiale non come un tentativo di imitazione malriuscita, ma come un’entità che esplora modi nuovi di comprendere e interagire con il mondo. Forse scopriremo che avere due braccia è solo una delle tante possibilità, e che ci sono altre forme di intelligenza che meritano la nostra attenzione, il nostro rispetto e la nostra curiosità.

Questo articolo rappresenta esclusivamente l'opinione personale dell'autore e non costituisce una fonte giornalistica né un consiglio professionale. Le informazioni qui contenute non sono verificate né approvate da organi di stampa o istituzioni ufficiali. L'autore e il blog non si assumono alcuna responsabilità per eventuali decisioni o azioni intraprese basate sul contenuto di questo articolo.